P000


Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca P000 - ESAMI DI STATO CONCLUSIVI DEI CORSI DI STUDIO DI ISTRUZIONE
SECONDARIA SUPERIORE
PROVA DI ITALIANO
(per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali) Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte.
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO

Umberto Saba, In riva al mare.
Edizione utilizzata: Umberto Saba, Il Canzoniere (1900-1954), Einaudi, Torino 1961, p. 208.
Eran le sei del pomeriggio, un giorno chiaro festivo. Dietro al Faro, in quelle parti ove s'ode beatamente il suono d'una squilla, la voce d'un fanciullo che gioca in pace intorno alle carcasse di vecchie navi, presso all'ampio mare solo seduto; io giunsi, se non erro, a un culmine del mio dolore umano. Tra i sassi che prendevo per lanciare nell'onda (ed una galleggiante trave era il bersaglio), un coccio ho rinvenuto, un bel coccio marrone, un tempo gaia utile forma nella cucinetta, con le finestre aperte al sole e al verde della collina. E fino a questo un uomo può assomigliarsi, angosciosamente. Passò una barca con la vela gialla, che di giallo tingeva il mare sotto; e il silenzio era estremo. Io della morte non desiderio provai, ma vergogna di non averla ancora unica eletta, d'amare più di lei io qualche cosa che sulla superficie della terra si muove e illude col soave viso. Umberto Saba (Trieste 1883-Gorizia 1957) pubblicò numerose raccolte poetiche, via via confluite nelle varie edizioni
del Canzoniere. Dopo la morte di Saba, i libri usciti negli altimi anni furono compresi nella edizione del 1961. Nella
poesia di Saba, l'apparente facilità delle parole convive con la profondità dell'analisi interiore. Il testo proposto fu
pubblicato per la prima volta nella raccolta L'amorosa spina (1920).
1. Comprensione del testo
Riassumi il contenuto informativo della poesia (non più di dieci righe). 2. Analisi del testo
2.1. Soffermati sugli aspetti linguistico-lessicali della poesia. 2.2. Soffermati sugli aspetti metrici della poesia. 2.3. Considera il rapporto tra sfondo ambientale e mondo interiore del poeta 2.4. Rifletti su cose e oggetti che suscitano l'attenzione del poeta. 2.5. Considera l'opposizione vita-morte nella terza strofa.





Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca 3. Approfondimenti
Sulla base dell'analisi condotta, proponi una interpretazione complessiva della poesia, motivando le tue scelte e facendo riferimento ad altri testi di Saba e a testi di altri poeti. TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN "SAGGIO BREVE" O DI UN "ARTICOLO DI GIORNALE"
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)

Sviluppa l'argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell'«articolo di giornale», indica il titolo dell'articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l'articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO

ARGOMENTO: Il poeta.
Étienne Carjat, Baudelaire, Egon Schiele, Il poeta, 1911 Giorgio De Chirico, Ritratto premonitore di Guillaume Apollinaire, 1914 «Ci sono, infatti, due categorie di poeti. I più grandi, i rari, i veri maestri compendiano in sé l'umanità; senza preoccuparsi di sé o delle proprie passioni, annullando la loro personalità per assorbirsi in quella degli altri, essi riproducono l'Universo, il quale si riflette nelle loro opere scintillante, vario, molteplice, come un cielo specchiantesi tutt'intero nel mare, con tutte le sue stelle e tutto il suo azzurro. Ce ne sono altri a cui basta gridare per essere armoniosi, piangere per commuovere, parlare di sé per durare eterni. Forse, facendo altrimenti, non si sarebbero potuti spingere più lontano, ma, in mancanza dell'ampiezza, hanno l'ardore e l'estro, tanto che se fossero nati con un altro temperamento, non avrebbero forse avuto nessun genio. Byron era di questa famiglia, Shakespeare della prima.» Gustave FLAUBERT, Lettera a Louise Colet - 23 Ottobre 1846 «Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolarsi di tutti i sensi». Arthur RIMBAUD, Lettera del Veggente – 15 Maggio 1871 «Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose: un certo etere che si trova in questa più, in quella meno, in alcune sì, in altre no. Il poeta solo lo conosce, ma tutti gli uomini, poi che egli significò, lo riconoscono. Egli presenta la visione di cosa posta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vedeva.» Giovanni PASCOLI, da Il sabato (1896), in Pensieri e discorsi, II ed., 1914


Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca Scrivere scrivere scrivere. Locvizza, l'1 Ottobre 1916 Perché scrive lo scrittore? C'è modo di saperlo? un grido unanime Per seguire una carriera come un'altra sono un grumo di sogni o per l'amore di qualche cosa? Amore della parola d'innumerevoli contrasti d'innesti per vederla risplendere maturato in una serra sempre più bella, lucida, maliosa, né mai si stanca di lucidarla. Ma il tuo popolo è portato Per questa cosa sola dalla stessa terra senza neppure un'ombra Scrive con la speranza di trovare una mano sconosciuta E in questa uniforme da poter stringere Aldo PALAZZESCHI, Lo scrittore, 14 come fosse la culla in Via delle cento stelle, 1972 15 Giuseppe UNGARETTI, Italia in Il Porto Sepolto, «Gli avvenimenti esterni sono sempre più o meno preveduti dall'artista; ma nel momento in cui essi avvengono cessano, in qualche modo, di essere interessanti. Fra questi avvenimenti che oso dire esterni c'è stato, e preminente per un italiano della mia generazione, il fascismo. Io non sono stato fascista e non ho cantato il fascismo; ma neppure ho scritto poesie in cui quella pseudo rivoluzione apparisse osteggiata. Certo, sarebbe stato impossibile pubblicare poesie ostili al regime d'allora; ma il fatto è che non mi ci sarei provato neppure se il rischio fosse stato minimo o nullo. Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. Non nego che il fascismo dapprima, la guerra più tardi, e la guerra civile più tardi ancora mi abbiano reso infelice; tuttavia esistevano in me ragioni di infelicità che andavano molto al di là e al di fuori di questi fenomeni. Ritengo si tratti di un inadattamento, di un "maladjustement" psicologico e morale che è proprio a tutte le nature a sfondo introspettivo, cioè a tutte le nature poetiche. Coloro per i quali l'arte è un prodotto delle condizioni ambientali e sociali dell'artista potranno obiettare: il male è che vi siete estraniato dal vostro tempo; dovevate optare per l'una o per l'altra delle parti in conflitto. Mutando o migliorando la società si curano anche gli individui; nella società ideale non esisteranno più scompensi o inadattamenti ma ognuno si sentirà perfettamente a suo posto; e l'artista sarà un uomo come un altro che avrà in più il dono del canto, l'attitudine a scoprire e a creare la bellezza. Rispondo che io ho optato come uomo; ma come poeta ho sentito subito che il combattimento avveniva su un altro fronte, nel quale poco contavano i grossi avvenimenti che si stavano svolgendo.» Eugenio MONTALE, in Confessioni di scrittori (Interviste con se stessi), 1951
2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO

ARGOMENTO: Bisogna avere fiducia?

«La fiducia è un segno di umanità. Ci rimanda alla fragilità e alla ricchezza della nostra condizione. Se l'uomo ha bisogno di fidarsi degli altri è perché non è onnipotente. Attraverso questa apertura all'altro mostra anche che è vivo. […] Per superare angosce e sospetti la soluzione non consiste nel contrattualizzare tutte le nostre relazioni e mantenere gli altri in uno spazio in cui non possono più minacciarci o tradirci. È un'illusione farci credere che le nostre debolezze possano sparire una volta che siamo protetti legalmente. Nessuno è sufficientemente potente per fare a meno degli altri. E, per


Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca vivere insieme, bisogna imparare a contare sugli altri e a fidarsi di loro. Se bisogna però uscire da una logica contrattualistica che ci porta a una impasse, è anche vano, tuttavia, lasciarsi andare a una fiducia incondizionata e cieca che ci lascerebbe senza difesa e senza risorse, come quando eravamo piccoli e dipendevamo completamente dai nostri genitori. Nel momento in cui mi fido, faccio una scommessa; nulla mi garantisce che sarà vincente; posso anche perdere. Ma scommettendo mi concedo almeno la possibilità di scoprire l'altro e, ancor più, di scoprire me stesso. Per questo la fiducia non può essere pensata che in relazione con l'incertezza e la certezza allo stesso tempo: l'incertezza del legame con l'altro che, a dispetto di tutto, rimane fragile; la certezza delle risorse interiori che possono permettermi di sopravvivere anche se l'altro mi tradisce. La scommessa della fiducia è la scommessa dell'uomo.» Michela MARZANO, Avere fiducia, Mondadori, Milano 2012 [ed. originale francese 2010] «Raisa è una donna dura, compresa della propria posizione sociale, nemica di ogni forma di tenerezza. Prende sempre le difese dei rivali contro Eduard; se questi è stato picchiato, non lo consola ma si congratula con l'aggressore: così il figlio diventerà un uomo, e non una femminuccia. Uno dei primi ricordi di Eduard è di essere stato colpito a cinque anni da una grave forma di otite. Gli usciva pus dalle orecchie, e rimase sordo parecchie settimane. Per raggiungere l'ambulatorio in cui la madre lo stava portando, era necessario attraversare i binari della ferrovia. Senza sentirlo, Eduard vide arrivare il treno, il fumo, la velocità, il mostro di acciaio nero e, colto improvvisamente dall'irrazionale paura che la madre volesse gettarlo sotto le ruote, iniziò a urlare: "Mamma! Mammina mia! Non buttarmi sotto il treno! Per favore, non buttarmi sotto il treno!". Nel raccontare l'episodio, Eduard sottolinea l'importanza di quel "per favore", come se soltanto la buona educazione avesse fatto desistere la madre dal suo funesto disegno.» Emmanuel CARRÈRE, Limonov, trad. it. di F. Bergamasco, Adelphi, Milano 2012 [ed. originale francese 2011] «È giusto temere anche la crisi economica, ma non dobbiamo farne una tragedia. Prepariamoci in modo razionale e ragioniamo sulle cause, sulle prospettive, sulle responsabilità passate. Cerchiamo di capire il problema in modo adeguato a formare un'opinione pubblica capace di ispirare decisioni e nuove regole efficaci a uscire dalla crisi e a evitarne di nuove. […] Le situazioni economiche sono spesso analoghe ai giochi d'azzardo e alle scommesse: se qualcuno perde, c'è qualcun altro che guadagna. Si chiamano giochi a somma zero, se la somma delle perdite è uguale alla somma delle vincite. (In altri tipi di giochi la somma è negativa. Allora vuol dire che alcune risorse sono andate distrutte: non le ha più nessuno. Il caso estremo è quello rappresentato da guerre o vandalismi. Le distruzioni avvengono anche per decisioni sbagliate: possono essere tecnologiche, come i disastri di Longarone, Seveso, Ĉernobil', Bhopal; possono essere tecno-economiche, come costruire infrastrutture o stabilimenti che si rivelano poi inutili o dannosi o che crollano da soli.)» Roberto VACCA, Patatrac!, Garzanti, Milano 2009 «È vero che, in condizioni normali, l'economia "tira" di più se siamo ottimisti. Questo principio è stato consacrato negli Stati Uniti dalla formula della consumer confidence, la fiducia del consumatore, e del positive thinking, del pensare positivo. Ma la severissima recessione di gran parte dei Paesi benestanti ormai incrina questa fiducia nella fiducia. Un libro molto letto, oggi, nelle università americane, è Prozac Leadership di David Collinson: un titolo che dice tutto, e cioè che il crac è figlio di una cultura che "premiando l'ottimismo ha indebolito la capacità di pensare criticamente, ha anestetizzato la sensibilità al pericolo". Come si sa, il Prozac è la pillola della felicità; e dunque il testo di Collinson si potrebbe anche intitolare "l'economia del Prozac". E un indiano rincara la dose: "Se non vedi le cose negative del mondo che ti circonda vivi in un paradiso per idioti" (Jaggi Vasudev).» Giovanni SARTORI, L'economia del Prozac, "Corriere della Sera" - 23/01/2013 3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: L'Italia del boom.

«L'industrializzazione del paese assunse fra il 1951 e il 1962 un ritmo senza paragone con qualsiasi altra fase della storia italiana e fu talmente impetuoso che il suo saggio di incremento si collocò fra i più elevati su scala europea. […]. Il movimento ascendente dell'economia italiana raggiunse […] dopo il 1953 alti livelli espansivi e risultò comunque più agevole e spedito che in qualsiasi altro periodo storico, nonostante l'alternarsi di brevi fasi recessive. […]. Se l'Italia, malgrado la poderosa ascesa del decennio 1951-61, non raggiunse le condizioni tipiche dei paesi più progrediti, è indubbio nondimeno che essa acquisì allora un alto grado di sviluppo industriale e registrò un'avanzata


Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca altrettanto pronunciata del settore terziario. […] Insomma, l'Italia si era inserita nella rapida espansione postbellica dell'economia internazionale, superando o rispettando le tabelle di marcia di altre nazioni europee nell'accrescimento del prodotto nazionale lordo e della produttività, nell'espansione degli investimenti e del commercio estero. […] Quali furono i fattori propulsivi di questa crescita cui si è voluto dare il nome di "miracolo economico"? […] Alcuni elementi (l'assistenza americana, gli effetti attraverso il mercato internazionale del ciclo economico espansivo degli Stati Uniti, la sottovalutazione della moneta rispetto al dollaro, il rinnovo degli impianti e dei processi tecnici, l'impiego di più moderne e meno costose fonti energetiche, la diffusione di nuovi prodotti di massa) furono comuni ad altri paesi europei. […] Ma ciò che più importa rilevare, in ultima analisi, è che la crescita dell'apparato produttivo avvenne allora in una situazione di profitti crescenti, senza sensibili movimenti inflazionistici, e di progressivo saldo attivo dei conti con l'estero. […] Furono, in realtà, la disponibilità di un abbondante serbatoio di manodopera a buon mercato, unitamente ad alcune condizioni strutturali della nostra economia – la relativa arretratezza del sistema produttivo qual era uscito dalla guerra e la possibilità, quindi, di adottare immediatamente, senza costi preliminari di ricerca, alcune tecniche di gestione già ampiamente collaudate nei paesi più avanzati – a creare i presupposti del "decollo" industriale del secondo dopoguerra. Al basso costo del lavoro concorsero sia l'emigrazione di forze lavorative dal Sud, […] sia la debolezza contrattuale delle organizzazioni sindacali.» Valerio CASTRONOVO, La storia economica, in Storia d'Italia. Dall'Unità a oggi, vol. 4.1, Einaudi, Torino 1975 «Gli anni del "miracolo" furono il periodo-chiave di uno straordinario processo di trasformazione che toccò ogni aspetto della vita quotidiana: la cultura, la famiglia, i divertimenti, i consumi, perfino il linguaggio. Questa trasformazione, naturalmente, non fu immediata né tantomeno uniforme. […] Negli anni dal 1950 al 1970 il reddito pro capite in Italia crebbe più rapidamente che in ogni altro paese europeo salvo la Germania occidentale […]. Con il 1970, il reddito pro capite, che in Italia a metà degli anni Quaranta era parecchio indietro rispetto a quello delle nazioni nord europee, aveva raggiunto il 60% di quello della Francia e l'82% di quello dell'Inghilterra. Pressate da una pubblicità fino ad allora sconosciuta, le famiglie italiane, soprattutto del Nord e del Centro, spesero le nuove ricchezze nell'acquisto di beni di consumo durevoli mai posseduti in precedenza. Se nel 1958 solo il 12% delle famiglie italiane possedeva un televisore, con il 1965 la percentuale salì al 49. Nello stesso periodo, coloro che possedevano un frigorifero passarono dal 13 al 55% e quelli che avevano la lavatrice dal 3 al 23%. Tra il 1950 e il 1964 le automobili private passarono da 342.000 a 4.670.000 e i motocicli da 700.000 a 4.300.000. […] Nessuna novità ebbe in questi anni un impatto più grande sulla vita di tutti giorni della televisione. Nel 1954, anno della sua comparsa, vi erano 88.000 abbonati, saliti subito a un milione nel 1958. Nel 1965 il 49% delle famiglie italiane possedeva un televisore. […] All'inizio, il guardare la televisione costituiva una forma di intrattenimento collettivo: gli apparecchi privati erano un privilegio per ricchi, mentre le televisioni dei bar divennero, specialmente nelle aree contadine, un momento cruciale di ritrovo. […] Progressivamente il carattere fondamentalmente atomizzante della televisione si impose. Man mano che le famiglie si dotavano di un proprio apparecchio, l'abitudine di guardare la televisione al bar o dal vicino di casa tendeva a scomparire; nei nuovi palazzi alle periferie delle città, ognuno guardava la televisione a casa propria. Questo impressionante sviluppo accentuò naturalmente la tendenza a un uso passivo e familiare del tempo libero, a scapito, di conseguenza, dei passatempi a carattere collettivo e socializzante.» Paul GINSBORG, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino 2006, I ed. 1989 «Il deciso modificarsi delle attività produttive è solo uno dei fattori che stanno alla base dei processi di mobilità che sconvolgono il volto del paese: fra il 1955 e il 1970 gli spostamenti di residenza da un comune all'altro sono quasi 25 milioni (10 milioni di essi portano al di fuori delle regioni di partenza). La geografia sociale si rimodella attorno ai luoghi dell'industrializzazione, alle vie di comunicazione, ai centri maggiori; nello stesso periodo si stabiliscono all'estero oltre 4 milioni di italiani. Lo sgretolarsi dei precedenti assetti sconvolge inevitabilmente relazioni sociali e familiari, condizioni di cita, culture. Non si perda mai di vista il dato centrale del nostro "miracolo", connesso alle arretratissime condizioni di partenza: in Italia, più che in altri paesi europei, antiche aspirazioni ed elementari esigenze iniziano a realizzarsi contemporaneamente all'irrompere di consumi e bisogni nuovi. Si metta in conto anche il nostro lungo dopoguerra, la faticosa e lenta ripresa di un paese sconfitto e in ginocchio: l'italiano del 1946 è allo stremo, consuma 4-5 chili di carne bovina pro capite all'anno, e solo alla metà degli anni cinquanta ritorna ai 9 chili del pur poverissimo e autarchico anteguerra. Diventano 13 nel 1960 e 20 nel 1966, crescendo poi sino ai 25 chili del 1971, che resteranno sostanzialmente stabili.» Guido CRAINZ, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Donzelli editore, Roma 2003 Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca «A sostenere la forte crescita del settore [turistico] ha concorso in modo determinante la domanda interna: infatti negli anni Cinquanta e Sessanta le vacanze entrarono a far parte delle abitudini delle famiglie italiane e da un turismo che ancora coinvolgeva solo le fasce medio-alte della borghesia si passò così al turismo di massa. Anche gli operai, che ormai godevano tutti di ferie retribuite, divennero clienti delle località balneari o montane: alla fine degli anni Sessanta gli italiani che andavano in vacanza erano quindi ben tre volte quelli degli anni Trenta. La crescita dei consumi turistici registrata nel secondo dopoguerra va collegata in primo luogo alle trasformazioni economiche che riguardarono il nostro come gli altri paesi europei, talvolta in modo persino accelerato.» Patrizia BATTILANI, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L'evoluzione del turismo europeo, Il Mulino, Bologna 2001 4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO

ARGOMENTO: Scienza, religione e libertà di ricerca.
«Pensiero scientifico Potete anche chiamarlo pensiero laico, noi aggiungiamo la parola libertà: il pensiero scientifico è pensiero libero. […] Potete credere in Dio ed essere laici, cioè razionali e liberi, nel pensiero. Potete dirvi atei ed esserlo altrettando. Con ‘pensiero scientifico' non alludiamo alla forma di pensiero tipica degli scienziati, ma a un metodo razionale che riguarda tutti e dovrebbe trarre esempio da come ragionano gli uomini di scienza più grandi. Sono curiosi e pronti a recepire le novità, mettono in discussione se stessi e le proprie convinzioni se notano dati che sembrano credibili e meritano di essere approfonditi. Non si fermano mai, vanno avanti nella ricerca, sempre aperti a collaborazioni, idee, scoperte, dubbi.» Umberto VERONESI, MariaGiovanna LUINI, Siate liberi, Salani Editore, Milano 2012 «"La scienza, intesa come scopritrice di verità assolute, rimane, dunque, disoccupata per mancanza di verità assolute. Ma questo non porta a distruggere la scienza, porta soltanto a una diversa concezione della scienza". Così il grande matematico Bruno De Finetti all'inizio del suo Probabilismo (1931). L'elogio che egli tracciava in quel testo della "travolgente marea di pensiero relativista" doveva venire ulteriormente definito nel contributo "filosofico" del 1934, L'invenzione della verità, ove si sottolineava come l'idea della conquista di una verità assoluta fosse dannosa per i filosofi come per gli scienziati: i primi si cullerebbero nell'illusione di aver trovato un possesso per sempre; i secondi, raggiunto il sapere definitivo, smetterebbero di investigare.» Giulio GIORELLO, Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo, Longanesi, Milano 2010 «La scienza è possibile solo perché viviamo in un universo ordinato che obbedisce a leggi matematiche semplici. Compito dello scienziato è di studiare, catalogare e mettere in relazione l'ordine della natura, non di indagarne l'origine. I teologi, invece, hanno sempre ritenuto che l'ordine fisico sia una prova che testimonia dell'esistenza di Dio: in tal caso scienza e religione lavorerebbero per un fine comune, vale a dire la conoscenza dell'operato divino. Si è detto anche che la cultura scientifica occidentale nasce proprio perché stimolata dalla tradizione giudaico-cristiana, secondo cui esiste nel cosmo un'organizzazione a esso impartita per volontà di Dio: la ragione e la scienza non fanno che illuminare questa organizzazione delle cose.» Paul DAVIES, Dio e la nuova fisica, Mondadori, Milano 2009 «Ipazia rappresenta il simbolo dell'amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatta grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio comincia quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tenta di soffocare la ragione. Tanti altri martiri sono stati orrendamente torturati e uccisi. Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno fu mandato al rogo per eresia, lui che scriveva: "Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi, similmente a come i sette pianeti ruotano intorno al nostro Sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi". Galileo, convinto sostenitore della teoria copernicana, indirettamente provata dalla sua scoperta dei quattro maggiori satelliti di Giove, fu costretto ad abiurare.» Adriano PETTA, Antonino COLAVITO, Ipazia, La lepre, Roma 2010 Sessione straordinaria 2013 Prima prova scritta Ministero dell'Istruzione, dell' Università e della Ricerca 1. Un saluto tutto speciale a voi, ricercatori della verità, a voi, uomini di pensiero e di scienza, esploratori dell'uomo, dell'universo e della storia, a voi tutti, pellegrini in marcia verso la luce, e anche a quelli che si sono fermati nel cammino, affaticati e delusi da una vana ricerca. 2. Perché un saluto speciale per voi? Perché qui tutti noi, Vescovi, Padri del Concilio, siamo in ascolto della verità. Che cosa è stato il nostro sforzo durante questi quattro anni, se non una ricerca più attenta e un approfondimento del messaggio di verità affidato alla Chiesa, se non uno sforzo di docilità più perfetta allo Spirito di verità? 3. Noi dunque non potevamo non incontrarci con voi. Il vostro cammino è il nostro. I vostri sentieri non sono mai estranei ai nostri. Noi siamo gli amici della vostra vocazione di ricercatori, gli alleati delle vostre fatiche, gli ammiratori delle vostre conquiste e, se occorre, i consolatori dei vostri scoraggiamenti e dei vostri insuccessi. 4. Anche per voi abbiamo dunque un messaggio, ed è questo: continuate a cercare, senza stancarvi, senza mai disperare della verità! Ricordate le parole di uno dei vostri grandi amici, sant'Agostino: "Cerchiamo con il desiderio di trovare, e troviamo con il desiderio di cercare ancora". Felici coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri. Felici coloro che, non avendola trovata, camminano verso essa con cuore sincero: che essi cerchino la luce del domani con la luce d'oggi, fino alla pienezza della luce! 5. Ma non dimenticatelo: se il pensare è una grande cosa, pensare è innanzitutto un dovere; guai a chi chiude volontariamente gli occhi alla luce! Pensare è anche una responsabilità: guai a coloro che oscurano lo spirito con i mille artifici che lo deprimono, l'inorgogliscono, l'ingannano, lo deformano! Qual è il principio di base per uomini di scienza, se non sforzarsi di pensare giustamente? 6. Per questo, senza turbare i vostri passi, senza accecare i vostri sguardi, noi vogliamo offrirvi la luce della nostra lampada misteriosa: la fede. Colui che ce l'ha affidata è il Maestro sovrano del pensiero, colui di cui noi siamo gli umili discepoli, il solo che abbia detto e potuto dire: "Io sono la luce del mondo, io sono la via, la verità e la vita". 7. Questa parola vi riguarda. Forse mai, grazie a Dio, è apparsa così bene come oggi la possibilità d'un accordo profondo fra la vera scienza e la vera fede, l'una e l'altra a servizio dell'unica verità. Non impedite questo prezioso incontro! Abbiate fiducia nella fede, questa grande amica dell'intelligenza! Rischiaratevi alla sua luce per afferrare la verità, tutta la verità! Questo è l'augurio, l'incoraggiamento, la speranza che vi esprimono, prima di separarsi, i Padri del mondo intero, riuniti in Concilio a Roma. Paolo VI, Messaggio del Concilio agli uomini di pensiero e di scienza, 8 dicembre 1965 TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO

Cinquanta anni fa, nel 1963, il papa Giovanni XXIII individuava nell'enciclica Pacem in terris tre «segni dei tempi»
che stavano caratterizzando l'epoca contemporanea: «Anzitutto l'ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici.
[…] In secondo luogo viene un fatto a tutti noto, e cioè l'ingresso della donna nella vita pubblica […]. […] Infine la
famiglia umana, nei confronti di un passato recente, presenta una configurazione sociale-politica profondamente
trasformata. Non più popoli dominatori e popoli dominati: tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in
comunità politiche indipendenti» (nn. 21-23). Scegli uno di questi fenomeni e illustra la sua incidenza storica nel
corso del Novecento.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE

«In quanto appartiene, per mancanza di alternative, al McMondo, ognuno è consumatore; in quanto è alla ricerca di
un referente della sua identità, ognuno appartiene a qualche tribù. Ma nessuno è un cittadino. Senza cittadini come
può esistere una democrazia?» (B.R. BARBER, Guerra santa contro McMondo, Pratiche editrice, Milano 1998).
Il candidato rifletta sui rapporti fra cittadinanza e democrazia.
_ Durata massima della prova: 6 ore. È consentito soltanto l'uso del dizionario italiano. Non è consentito lasciare l'Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

Source: http://www.itisanzeno.it/index.php/download/category/16-prima-prova?download=515:italiano-2013

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